Il prezzo del petrolio continua ad essere dominato da un elemento che sta attualmente facendo la differenza, ovvero la volatilità. Anche tutti coloro che investono abitualmente sul prezzo petrolio sanno alla perfezione che la materia prima su cui si focalizzano le attenzioni di tutto il mondo viene condizionata da un gran numero di eventi e fattori, non solo finanziari ed economici, ma spesso e volentieri anche di natura politica.
L’andamento volatile del prezzo del petrolio
Un’altra settimana chiusa in maniera calante, anche se non si supera la quota di 110 dollari al barile. Le quotazioni del greggio, come detto, soni influenzate da un gran numero di fattori. Da una parte, è chiaro che l’uscita della Cina dal lockdown potrebbe cambiare le prospettive, ma dall’altra parte c’è la guerra, le varie crisi a livello economico e le forti pressioni degli Stati Uniti sull’Arabia Saudita così come sull’Opec per cercare di incrementare il più possibile la produzione di greggio.
Ci sono diversi timori all’orizzonte. Il primo riguarda sicuramente la situazione in Cina legata all’emergenza pandemica, con le strette sui lockdown, ma d’altro canto si teme che si possa verificare anche una recessione mondiale, che possa di fatto andare a bloccare la domanda di petrolio. È chiaro che, in questo momento, l’attenzione degli investitori si sta focalizzando sempre di più nei confronti delle discussioni che i vari leader dell’UE stanno avendo in merito all’embargo petrolifero russo, che potrebbe impattare molto negativamente sulle forniture globali. Insomma, un aspetto che non cambia, ma anche anzi continua a fare la differenza, è legato alla volatilità dei prezzi del petrolio.
Le notizie che arrivano dall’Arabia Saudita
Il più importante Paese che esporta l’oro nero in tutto il mondo, ovvero l’Arabia Saudita, ha preso la decisione, qualche giorno fa, di attuare un piccolo taglio dei prezzi del greggio in riferimento all’Asia, ma anche all’Europa per il prossimo mese di giugno. È chiaro che le limitazioni alla circolazione legate al Covid, che sono state imposte in Cina, si riflettono in maniera pesante sui consumi del più importante importatore di petrolio in tutto il mondo.
La controllata dallo Stato Saudi Aramco, quindi, ha preso la decisione di ridurre i prezzi per la prima volta nel corso dell’ultimo quadrimestre. Stando a quanto è stato messo in evidenza da parte degli analisti, parzialmente tale scelta è legata anche al timore circa la domanda complessiva di petrolio.
È chiaro che un fattore chiave in questo scenario è quello senz’altro giocato dalla Cina. Il colosso asiatico, infatti, sta cercando di bloccare ogni volta sul nascere potenziali nuove ondate di Covid, chiudendo di fatto ogni centro urbano, incluso pure l’hub più importante di Shanghai. È chiaro che i consumi di energia ne stanno risentendo in maniera pesante. Un danno dal punto di vista economico, ma non solo. Infatti, nel corso degli ultimi giorni, il premier Li Keqiang aveva parlato di un preoccupante scenario dal punto di vista occupazione, che si sta facendo sempre più grave.
D’altro canto, nel corso degli ultimi giorni, è arrivata pure la notizia della proposta della Commissione Europea circa un embargo graduale in riferimento al petrolio che arriva dalla Russia. Sarebbe il vero e proprio “pezzo da novanta” delle nazioni nei confronti della Russia per via della decisione di Putin di invadere l’Ucraina.
I prezzi di Brent, ma anche di WTI sono cresciuti per la seconda settimana di fila. Certo, però, che questa proposta ha bisogno di un voto all’unanimità per poter essere effettivamente messa in atto. Il ritardo con cui i vari membri dell’Unione Europea stanno giungendo ad una decisione in merito non aiuta sicuramente lo scenario generale.